Chi siamo

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Guidonia Montecelio, Roma, Italy
Siamo psicoterapeuti sistemico relazionali. La nostra attenzione professionale si concentra sulle relazioni che rappresentano il canale attraverso cui costruiamo e scopriamo noi stessi nel meraviglioso intreccio di storie e di vissuti che nutrono il quotidiano e raccontano di ognuno di noi.

venerdì 7 dicembre 2012


La novità del mese è la collaborazione tra gli Psicologi dello Studio Anemos e la Parafarmacia Natural Farma di Guidonia che ha aperto le sue porte alla possibilità di richiedere per chi ne senta il bisogno un incontro di consultazione gratuito con lo psicologo.
La prima data utile è il 20 dicembre. Si riceve su appuntamento. 
Clicca per i dettagli

Per info 0774. 403154 - 392.0211205

martedì 27 novembre 2012

Primo articolo sulla transizione alla genitorialità


Il legame genitore-figlio è per sempre: si può mettere fine a
qualsiasi rapporto tranne che all’essere genitori.

Questo che presentiamo è il primo di alcuni piccoli articoli sulla transizione alla genitorialità. Si tratta di slides concise, il riassunto del riassunto di un argomento molto complesso che meriterebbe un approfondimento.. e non è detto che a breve non ci possa essere!

http://www.studiopsicologicoanemos.it/genitorialitaparteprima.pdf

lunedì 12 novembre 2012

Io, te e la crisi




Da parecchi anni ormai, siamo abituati ad utilizzare la dicitura "crisi di coppia" per definire le situazioni più varie, dai tradimenti, alla nascita ed educazione dei figli sulla quale non ci si trova d'accordo, problemi legati alla sfera sessuale. La crisi fa paura. Comunemente viene connotata di significati negativi, quasi sempre infatti, quando ci si rivolge ad uno psicologo perché c'è una crisi, si ha sentore che la relazione sia giunta al capolinea. In realtà il termine crisi apre a diverse possibilità di cambiamento e benché sia difficile trovare delle opportunità e delle risorse nell'empasse che reca in sé, il cambiamento può anche portare ad una auspicabile crescita e a migliorare la situazione nella quale ci si era impantanati. In tutto ciò non si può ovviamente prescindere dai desideri e bisogni del partner, dalle risorse della coppia e anche dal desiderio/possibilità di affrontare la crisi.

Una coppia nel suo percorso di crescita affronta numerose situazioni critiche, più o meno impegnative, lungo un continuum in cui è messa alla prova. Ogni momento di crisi è per certi versi un’evoluzione della coppia e richiederà un cambiamento da parte sia dei singoli partner sia della coppia stessa.
La crisi in un certo senso è utile per mettere alla prova l’unità della coppia, per conoscersi, per stabilire degli obiettivi comuni nel cammino di coppia, per elaborare strategie e fronteggiare le situazioni. Le piccole difficoltà quotidiane preparano la coppia ad affrontare e sostenere i momenti di crescita più impegnativi. Le coppie hanno in sé le risorse per fronteggiare le difficoltà, quando non le trovano e annaspano nel mare dei conflitti, giungono alla CRISI vera e propria, quella in cui si vede solo il buio, in cui sembra non ci siano più parole comuni, si evitano i discorsi o si spara a zero sull’incapacità del partner.  E’ il momento in cui sembra non ci siano soluzioni, in cui si soccombe alla paura di avere di fronte solo due possibilità, entrambe difficili: separarsi o continuare a vivere in conflitto.

Riteniamo che il modo migliore per venire a capo di un problema sia affrontarlo. La terapia di coppia è uno strumento utile per superare le difficoltà o anche per arrivare a una risoluzione non conflittuale della relazione di coppia.  

Il terapeuta di coppia, intervenendo sulla relazione, aiuta i rispettivi partner a individuare e chiarire le difficoltà presentate e ad acquisire nuove modalità relazionali che promuovano il cambiamento.


Marianna Padovano



martedì 6 novembre 2012

Uomini e donne, mamme e papà…



La difficoltà della ripresa dell’attività sessuale dopo il parto è un problema che esiste, è una sensazione che molte coppie(quasi tutte a dire il vero) provano. Allora, se è un problema, perché non lavorarci? 
Ritrovare l’intimità di coppia non è un passaggio semplice ed immediato, anzi il più delle volte è vissuto dalle donne come un vero scoglio da affrontare, per una serie di motivi sia di ordine fisico, che anche e soprattutto di ordine psicologico.
Una delle prime cose da tenere a mente è che non si tratta di un problema prettamente femminile, o meglio, spesso è la donna che rifugiandosi nel suo essere totalmente mamma, chiude le porte ad ogni possibilità di sentirsi ancora una volta donna e quindi di ricostruire un’intimità di coppia nuova e rinnovata.  Ma essendo la neo mamma, parte di un sistema coppia, il “problema” riguarda entrambi.  Il web si tinge di rosa e pullula di argomenti di questo genere,  i  forum (quelli per le mamme prolificano come funghi) sono zeppi di domande del tipo “dopo quanti mesi avete ripreso a fare sesso col vostro compagno? No, perché io mi sento bloccata, non ho proprio voglia, voglio essere solo del mio cucciolo, sono sempre stanca, non mi va.. etc”. Le donne si espongono più facilmente online su questo tipo di argomenti, sanno che troveranno appoggio nelle altre neo-mamme e utilizzando questi spazi come sfogo e confronto. Gli uomini (al solito) parlano di meno, online cercano più che altro il parere degli esperti (psicologo, sessuologo) che li aiuti a capire come poter ritrovare una felice intesa sessuale con la propria donna. Gli uomini esprimono la loro frustrazione, il loro sentirsi tagliati fuori dal rapporto diadico e simbiotico tra la compagna e il bimbo. Le donne spesso fanno a tutto ciò fanno spallucce. La donna dopo il parto (in particolare quello naturale) ha paura di provare dolore e utilizza spesso questa schermatura per negarsi al partner. Meno volentieri ammette di non sentire affatto il bisogno di concedersi al proprio compagno perché ha desiderio di rendere totalizzante ed indiscusso il rapporto col bimbo appena nato. Volendo andare a scomodare gli esperti, Donald Winnicott  ci dice che durante i primi tempi la mamma si trova nella cosiddetta preoccupazione materna primaria, cioè  è istintivamente occupata ad accudire il suo piccolo con sollecitudine e si trova col bimbo in uno stato simbiotico, di dipendenza reciproca, che in qualche modo continua la fusionalità della gravidanza. In questo periodo le attenzioni sono tutte o quasi dirette al neonato e il compagno deve riuscire ad accettare e comprendere la nuova situazione per poi pian piano riottenere il suo "posto" nell'equilibrio familiare.
Il puerperio dura all’incirca 40 giorni, al termine dei quali la donna dovrebbe essere fisicamente pronta per ridare al proprio corpo un’identità anche sessuale, ma il più delle volte non è questo quello che accade, perché oltre al desiderio, queste due persone devono ri-trovare  lo spazio per pensarsi e percepirsi ancora come una coppia, anche se adesso sono in tre. Il lavoro da fare è quello di coltivare il rapporto a due, di nutrirlo di creatività e cercare di ristabilire una nuova intesa. 

Un figlio non dovrebbe togliere nulla, dovrebbe solo aggiungere. 

Marianna Padovano

lunedì 29 ottobre 2012

Chi vince cosa?



Un bambino non può esistere da solo, ma è essenzialmente parte di una relazione… la cosa
importante è che Io sono non significa nulla, se
non c’è il presupposto che Io all’inizio sono insieme ad un altro essere umano
(Winnicott, 1964)


Chi vince cosa?
Ha ragione mamma o papà?
La nascita di un figlio spesso ci mette a confronto non solo con l'arduo compito di diventare genitore ma anche con parti di noi delle quali non avevamo consapevolezza.
Il passaggio dall'essere uomo o donna in una coppia all'essere padre e madre non è così ovvio e scontato e spesso il delicato confine tra la coppia coniugale e quella genitoriale è messo a dura prova dagli eventi  quotidiani.
Molte volte capita, nella convinzione di fare il meglio come genitore di "intaccare" il coniuge senza accorgersi che così facendo si è leso anche il genitore.
Ma siamo sicuri che a muoverci in questa direzione sia sempre la convinzione di fare il meglio dei nostri figli.
Forse ne siamo convinti ma se è vero che ai figli per stare bene servono genitori che stanno bene c'è qualcosa che non torna. Senza dimenticare che agli occhi dei nostri figli non esiste inizialmente alcuna differenza tra mamma e papà da una parte e marito e moglie dall'altra. Per i nostri bimbi fondamentalmente siamo solo mamma e papà!

Quindi nel momento in cui i genitori (sempre assumendo che stiano cercando di fare del loro meglio per il bene dei figli) assumono posizioni divergenti che li portano a scontrarsi, in primo luogo inducono confusione nei figli: chi ha ragione mamma o papà? Certo nel dubbio forse, per i nostri figli, è più semplice fare ciò che risulta essere più conveniente o convincente.  Ma qualsiasi cosa facciano si trovano ad assumere una sorta di alleanza con un genitore a scapito dell'altro.

E se la discussione tra mamma e papà sconfina in terreni che appartengono alla coppia? La cosa si complica e non di poco. Mamma e papà, prima ancora di divenire tali, sono stati (e sono ancora) due individui che hanno reciprocamente trovato qualcosa di piacevole l’uno nell’altro. Quando le discussioni sconfinano, probabilmente non si parla più di essere buoni o cattivi genitori, ma buoni o cattivi compagni di vita e gli attacchi sono per lo più rivolti all’altra persona.
Come psicoterapeuta esperto di coppie, sono assolutamente convinto della necessità di mantenere ben chiaro il confine tra ciò che riguarda la coppia coniugale, la coppia genitoriale e la famiglia intera (quindi includendo i figli).

E soprattutto mi chiedo chi vince cosa in questa inconsapevole battaglia per il bene dei figli?
Non so se qualcuno vinca ma credo che dei vinti ci siano, i figli! E forse non solo loro...

Fabio Bentivegna

giovedì 18 ottobre 2012

Sistema famiglia e sistema terapeutico



Oggi vogliamo presentare la Psicoterapia Familiare. Il modello alla base di questa terapia è il modello Sistemico Relazionale. Quindi andremo a parlare, come il nome stesso del modello lascia intendere, di Sistemi e di Relazioni.
Il biologo Von Bertalanffy negli ormai lontani anni trenta definiva un sistema come un complesso di componenti in relazione e aggiunge che qualsiasi cambiamento nel sistema modifica ogni singola parte. Il modello sistemico, infatti propone un movimento circolare di parti che si influenzano a vicenda.
Secondo l’approccio Sistemico Relazionale il disturbo non è mai del singolo, ma il sintomo del singolo componente deve essere inteso come campanello d’allarme di un sistema di comunicazione e di relazione disfunzionale.
Il sistema per eccellenza, all’interno del nostro lavoro è la FAMIGLIA.
La famiglia è il sistema relazionale primario nel processo di individuazione, crescita e  cambiamento dell’individuo. È la matrice dell’identità.
Ogni famiglia ha una sua vita in divenire che si snoda attraverso vari passaggi e tappe evolutive che contraddistinguono il cosiddetto CICLO VITALE.
In ogni fase del ciclo vitale la famiglia si trova ad affrontare una situazione nuova che richiede una ristrutturazione della trama dei rapporti tra i suoi membri. Quando la famiglia non riesce ad attuare il cambiamento si può scatenare una CRISI che si manifesta con la comparsa di un sintomo in uno o più dei suoi componenti. Il sintomo, per quanto possa essere localizzato in un solo membro della famiglia, è in realtà espressione dello stato dell’intero sistema in una fase del suo ciclo vitale.


LA TERAPIA
Di solito ciò che spinge una famiglia ad intraprendere una terapia sono i sintomi di uno dei componenti.
Di fronte a un evento nuovo che prevede un cambiamento una famiglia deve cercare al proprio interno le risorse per ristrutturarsi, ed affrontare il cambiamento. Può talvolta capitare di trovarsi di fronte una famiglia rigida che ha più difficoltà e si pone in un atteggiamento di difesa del proprio equilibrio che le impedisce di proseguire nello sviluppo armonico normale.
Lo scopo della diagnosi e dell’intervento sistemico diventa quindi quello di ricreare basi relazionali alternative attraverso le quali le famiglie possono generare e/o ritrovare le proprie risorse. Per il terapeuta sistemico il cambiamento avviene quando si ha una trasformazione del sistema che sviluppa una nuova capacità dei membri della famiglia di scegliere modi alternativi di relazione. La funzione del terapeuta familiare è di aiutare il paziente designato e la famiglia facilitando la trasformazione del sistema.
La terapia sistemico relazionale non mira alla risoluzione del sintomo, ma al CAMBIAMENTO. Il concetto di cambiamento e di trasformazione in terapia riguardano movimenti ad ampio raggio che si attuano nel tempo.
Il lavoro con la famiglia è sulla relazione, sul vissuto di ognuno che viene confrontato col vissuto degli altri. Il terapeuta deve essere in grado di contenere il dolore aiutando la famiglia a dargli un significato. Il cambiamento avviene man mano che la famiglia affronta i propri limiti poiché per il sistema è intollerabile essere fragile.
Il cambiamento avverrà soltanto quando si prenderà coscienza che esistono transazioni alternative migliori, fornendo l’esperienza di una realtà più estesa e creando il potenziale e le risorse per evolvere.

Marianna Padovano

lunedì 15 ottobre 2012

Tu donna, sai che....



La gravidanza, il parto e il puerperio rappresentano una tappa evolutiva fondamentale nella vita di una donna. Alla gestante, poi neo mamma viene richiesto un nuovo equilibrio nel rapporto con se stessa, il partner, le relazioni familiari e sociali.

La gravidanza è un momento molto complesso per una donna.
Le trasformazioni fisiche e psicologiche aprono spesso lo spazio a paure, dubbi, preoccupazioni.  Alle evidenti modificazioni fisiche vanno aggiunte le paure e le ansie relative alla salute del feto, il timore del momento del passaggio dall'utero alla vita esterna, rappresentato dal momento del parto alle quali non tutte le gestanti riescono ad accostarsi in maniera serena. E una volta nato, potrebbero sopraggiungere preoccupazioni su come potrà essere la vita con questo bambino, se la donna sarà in grado di essere un una brava madre ed offrire al proprio figlio una buona vita.
Potrebbe capitare che in gravidanza si manifestino degli stati d'ansia più o meno gravi, solitamente legati a tre aspetti:
  • L’ansia che riguarda se stessa ed il proprio vissuto corporeo. La donna cambia forma, peso e con ciò il rapporto con il proprio corpo e con l’ambiente circostante. La pancia è l’elemento distintivo del proprio essere gravide e per questo su di essa si infrangono orgoglio e paure: ci si domanda se si tornerà ad essere piacevoli, se si perderanno nel giusto modo tutti i chili presi. Questo genere di paure sono legate più che altro alla percezione che ogni donna ha del proprio corpo e dei cambiamenti che la gravidanza ha portato.
     
  • L’ansia per il bambino che sta per nascere. Molte donne si ritrovano ad aver paura che il bambino possa non essere normale: una verifica di routine tramite ecografia solitamente basta a togliere questi pensieri. Molto utile è anche il confronto con le altre mamme con le quali si potranno condividere gli stessi dubbi e paure riguardanti il nascituro.
     
  • L’ansia legata al rapporto con il proprio compagno.  Già durante la gravidanza e poi con l'arrivo del bambino, la coppia è chiamata a riorganizzare i tempi e gli spazi fisici della propria vita; il passaggio dalla vita di coppia alla triade è complesso sotto molti punti di vista e non è raro che la vita sessuale della coppia risenta negativamente di questi cambiamenti. Il cambiamento interessa anche la coppia e la famiglia nel suo insieme. Il nuovo nato sposta la dinamica relazionale dalla diade (coppia) alla triade e si pone all’interno di un nuovo triangolo relazionale, costituito da madre, padre e figlio.
Il bambino è nato...
Nel puerperio e post partum ci si ritrova ad essere madre e a doversi costruire oltre a questo, anche un nuovo ruolo di donna, diverso da quello che si aveva prima. Dopo il parto la donna/mamma è investita da tanti cambiamenti fisici ed emotivi, vivrà un trambusto di emozioni e sentirsi disorientate è del tutto normale. Avere un figlio reca con sé delle sensazioni ambivalenti poiché se da un lato è estremamente gratificante, dall’altro suscita molti timori, porta ad assumere nuove responsabilità e a rivedere le proprie priorità.
Anche nel puerperio e nel post partum come in gravidanza, il confronto e la condivisione di un’esperienza comune e il sostegno psicologico da parte degli esperti del settore possono aiutare a sentirsi meno soli e a far chiarezza in se stessi nel caos di emozioni che caratterizzano questa fase.