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Guidonia Montecelio, Roma, Italy
Siamo psicoterapeuti sistemico relazionali. La nostra attenzione professionale si concentra sulle relazioni che rappresentano il canale attraverso cui costruiamo e scopriamo noi stessi nel meraviglioso intreccio di storie e di vissuti che nutrono il quotidiano e raccontano di ognuno di noi.

martedì 27 novembre 2012

Primo articolo sulla transizione alla genitorialità


Il legame genitore-figlio è per sempre: si può mettere fine a
qualsiasi rapporto tranne che all’essere genitori.

Questo che presentiamo è il primo di alcuni piccoli articoli sulla transizione alla genitorialità. Si tratta di slides concise, il riassunto del riassunto di un argomento molto complesso che meriterebbe un approfondimento.. e non è detto che a breve non ci possa essere!

http://www.studiopsicologicoanemos.it/genitorialitaparteprima.pdf

lunedì 12 novembre 2012

Io, te e la crisi




Da parecchi anni ormai, siamo abituati ad utilizzare la dicitura "crisi di coppia" per definire le situazioni più varie, dai tradimenti, alla nascita ed educazione dei figli sulla quale non ci si trova d'accordo, problemi legati alla sfera sessuale. La crisi fa paura. Comunemente viene connotata di significati negativi, quasi sempre infatti, quando ci si rivolge ad uno psicologo perché c'è una crisi, si ha sentore che la relazione sia giunta al capolinea. In realtà il termine crisi apre a diverse possibilità di cambiamento e benché sia difficile trovare delle opportunità e delle risorse nell'empasse che reca in sé, il cambiamento può anche portare ad una auspicabile crescita e a migliorare la situazione nella quale ci si era impantanati. In tutto ciò non si può ovviamente prescindere dai desideri e bisogni del partner, dalle risorse della coppia e anche dal desiderio/possibilità di affrontare la crisi.

Una coppia nel suo percorso di crescita affronta numerose situazioni critiche, più o meno impegnative, lungo un continuum in cui è messa alla prova. Ogni momento di crisi è per certi versi un’evoluzione della coppia e richiederà un cambiamento da parte sia dei singoli partner sia della coppia stessa.
La crisi in un certo senso è utile per mettere alla prova l’unità della coppia, per conoscersi, per stabilire degli obiettivi comuni nel cammino di coppia, per elaborare strategie e fronteggiare le situazioni. Le piccole difficoltà quotidiane preparano la coppia ad affrontare e sostenere i momenti di crescita più impegnativi. Le coppie hanno in sé le risorse per fronteggiare le difficoltà, quando non le trovano e annaspano nel mare dei conflitti, giungono alla CRISI vera e propria, quella in cui si vede solo il buio, in cui sembra non ci siano più parole comuni, si evitano i discorsi o si spara a zero sull’incapacità del partner.  E’ il momento in cui sembra non ci siano soluzioni, in cui si soccombe alla paura di avere di fronte solo due possibilità, entrambe difficili: separarsi o continuare a vivere in conflitto.

Riteniamo che il modo migliore per venire a capo di un problema sia affrontarlo. La terapia di coppia è uno strumento utile per superare le difficoltà o anche per arrivare a una risoluzione non conflittuale della relazione di coppia.  

Il terapeuta di coppia, intervenendo sulla relazione, aiuta i rispettivi partner a individuare e chiarire le difficoltà presentate e ad acquisire nuove modalità relazionali che promuovano il cambiamento.


Marianna Padovano



martedì 6 novembre 2012

Uomini e donne, mamme e papà…



La difficoltà della ripresa dell’attività sessuale dopo il parto è un problema che esiste, è una sensazione che molte coppie(quasi tutte a dire il vero) provano. Allora, se è un problema, perché non lavorarci? 
Ritrovare l’intimità di coppia non è un passaggio semplice ed immediato, anzi il più delle volte è vissuto dalle donne come un vero scoglio da affrontare, per una serie di motivi sia di ordine fisico, che anche e soprattutto di ordine psicologico.
Una delle prime cose da tenere a mente è che non si tratta di un problema prettamente femminile, o meglio, spesso è la donna che rifugiandosi nel suo essere totalmente mamma, chiude le porte ad ogni possibilità di sentirsi ancora una volta donna e quindi di ricostruire un’intimità di coppia nuova e rinnovata.  Ma essendo la neo mamma, parte di un sistema coppia, il “problema” riguarda entrambi.  Il web si tinge di rosa e pullula di argomenti di questo genere,  i  forum (quelli per le mamme prolificano come funghi) sono zeppi di domande del tipo “dopo quanti mesi avete ripreso a fare sesso col vostro compagno? No, perché io mi sento bloccata, non ho proprio voglia, voglio essere solo del mio cucciolo, sono sempre stanca, non mi va.. etc”. Le donne si espongono più facilmente online su questo tipo di argomenti, sanno che troveranno appoggio nelle altre neo-mamme e utilizzando questi spazi come sfogo e confronto. Gli uomini (al solito) parlano di meno, online cercano più che altro il parere degli esperti (psicologo, sessuologo) che li aiuti a capire come poter ritrovare una felice intesa sessuale con la propria donna. Gli uomini esprimono la loro frustrazione, il loro sentirsi tagliati fuori dal rapporto diadico e simbiotico tra la compagna e il bimbo. Le donne spesso fanno a tutto ciò fanno spallucce. La donna dopo il parto (in particolare quello naturale) ha paura di provare dolore e utilizza spesso questa schermatura per negarsi al partner. Meno volentieri ammette di non sentire affatto il bisogno di concedersi al proprio compagno perché ha desiderio di rendere totalizzante ed indiscusso il rapporto col bimbo appena nato. Volendo andare a scomodare gli esperti, Donald Winnicott  ci dice che durante i primi tempi la mamma si trova nella cosiddetta preoccupazione materna primaria, cioè  è istintivamente occupata ad accudire il suo piccolo con sollecitudine e si trova col bimbo in uno stato simbiotico, di dipendenza reciproca, che in qualche modo continua la fusionalità della gravidanza. In questo periodo le attenzioni sono tutte o quasi dirette al neonato e il compagno deve riuscire ad accettare e comprendere la nuova situazione per poi pian piano riottenere il suo "posto" nell'equilibrio familiare.
Il puerperio dura all’incirca 40 giorni, al termine dei quali la donna dovrebbe essere fisicamente pronta per ridare al proprio corpo un’identità anche sessuale, ma il più delle volte non è questo quello che accade, perché oltre al desiderio, queste due persone devono ri-trovare  lo spazio per pensarsi e percepirsi ancora come una coppia, anche se adesso sono in tre. Il lavoro da fare è quello di coltivare il rapporto a due, di nutrirlo di creatività e cercare di ristabilire una nuova intesa. 

Un figlio non dovrebbe togliere nulla, dovrebbe solo aggiungere. 

Marianna Padovano