Una delle cose che ho ben
chiare all’inizio di un percorso terapeutico è che un giorno (mi auguro non
troppo lontano), in quella stessa stanza ci saranno dei saluti. Un commiato,
forse tra lacrime, forse tra sorrisi.. addirittura ci potrà scappare un
abbraccio. E sarà l’epilogo di una terapia, il finale cominciato a scrivere sin
dall’inizio in un lavoro fatto assieme.
All’inizio della mia esperienza
da terapeuta mi chiedevo come avrei potuto aiutare una persona a risolvere in
un po’ di mesi dei problemi che si portava dentro da anni, anche venti, anche trent’
anni.. Una terapia all’inizio è tutta improntata sul problema, che impregna la stanza, aleggia come un fantasma sulle
teste dei presenti, prende tutto il tempo.. l’idea sottostante è che quella
terapia potrebbe essere infinita perché quel problema in pochi mesi non se ne
andrà mai. Man mano che passa il tempo, il problema diventa meno presente e
lascia spazio alla persona, alla possibilità di vedersi, e riconoscersi come
tale, senza il suo pesante fardello. E la terapia non sembra più infinita, ma
possibile. Così come sembra possibile che il problema non sia più tale.
Con questo mio breve scritto vorrei smitizzare il mito della
terapia infinita, quella che il più delle volte ci propina la Tv, col paziente ansioso,
insicuro e problematico che da anni ha un appuntamento fisso il mercoledì
mattina, prima di andare a lavoro, col suo analista del quale non riesce a fare
a meno.
La terapia sistemico relazionale, l’approccio seguito come psicoterapeuta e che
è il filo comune dei professionisti dello Studio Psicologico Anemos, la persona
viene inquadrata all’interno del suo “sistema”,
del contesto in cui vive, della rete familiare, amicale, lavorativa.. in
definitiva, le sue relazioni. Non si tratta quindi di una terapia mirata alla
remissione di un sintomo a seguito della messa in atto di specifiche tecniche e
strategie ma allo studio delle situazioni relazionali che lo hanno generato.
Il fine della terapia è quello di trovare modalità relazionali diverse con
i sistemi di appartenenza.
Durante una psicoterapia sistemica il terapeuta guida la
persona in una lettura alternativa del proprio stato di disagio così da
provocare un cambiamento. A sua volta la persona trova, assieme al terapeuta,
nuovi modi di pensarsi, pensare, relazionarsi e comunicare, e acquisisce
la capacità di decodificare le proprie emozioni e quelle altrui, riuscendo a
dare una lettura emotiva a ciò che gli sta dentro e intorno.
Ho avuto la “fortuna” di
privilegiare ad altri approcci basati sull’individuo, quello sistemico che,
oltre a prendere in considerazione la persona nel suo sistema di appartenenza, mi
consente di lavorare coi sistemi. Questo è fantastico! Il sistema è l’espressione
massima del disagio e della salute, è tutto ciò che attiene alla vita di una
persona, è eros e thanatos, è la fonte del malessere ed è l’unico posto in cui
si possono ricercare le risorse. Questo inquadramento teorico e pratico mi
consente di lavorare quindi anche con coppie e con famiglie dove il mio compito è quello di
intervenire sulle diversi parti del sistema, cercando di migliorare le sequenze
comunicative tra i componenti e di ripristinare l'equilibrio della coppia o
della famiglia.
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